Ieri pomeriggio è passato da noi Mario Agostinelli per portarci una nuova fornitura dei suoi amatissimi legumi.
Non ha un sito, altrimenti lo lincheremo; conoscete qualche agricoltore che sta da mattina a sera sul campo con le mani sporche di terra, che ha un sito o manda delle mail :) ??
Era molto affranto, ci ha spiegato perché e ve lo raccontiamo:
Mario è un piccolo produttore di legumi toscani ( Fagioli Zolfini, Toscanelli e Cecino Rosa ) molto noto nel campo dell’alta ristorazione, i suoi legumi si trovano nei menù di ristoranti di primissimo livello. Ci raccontava che l’Associazione del Fagiolo Zolfino del Pratomagno, nata per tutelare e salvaguardare la produzione e la commercializzazione di questo prezioso legume, non lo sta tutelando, anzi lo sta mettendo in difficoltà.
Questa associazione ha le “maglie” un pò larghe, permettendo così ad alcuni produttori o rivenditori di fare i furbetti; l’indicazione della zona di provenienza viene riportata solo blandamente nelle confezioni, inoltre dà la possibilità ai rivenditori di raccogliere gli scarti di produzione di piccoli produttori e rimetterli sul mercato a proprio marchio. Non stiamo qui a fare i nomi e cognomi di chi lo fa, ma ne conosciamo diversi.
Tutto questo sta portando ad una abbassamento del prezzo medio dei fagioli zolfini, ad una svalutazione del prodotto, e sta favorendo chi produce o rivende a bassi costi senza rispettare lo standard qualitativo che questo prodotto dovrebbe mantenere. In pratica, i fagioli zolfini stanno facendo capolino nella grande distribuzione. Ed ecco che Mario resta fregato!!!
“La qualità costa e non paga” ci ha detto. Un piccolo produttore come lui che coltiva in maniera prettamente artigianale e senza l’ausilio di pesticidi chimici, che seleziona a mano uno ad uno i suoi legumi, ha dei costi di produzione inevitabilmente più alti. Di conseguenza i suoi fagioli zolfini costano di più ma sono prodotti come dovrebbero essere prodotti. Il problema è che, ci dice lui, “la gente non legge le etichette riportate sulla confezione”, non legge dove sono stati prodotti quei fagioli e da chi.
Uscendo ci ha confidato che la mattina non ha più tanta voglia di alzarsi e andare a faticare sul campo, speriamo scherzasse, Mario è un tipo simpatico…
Non ha un sito, altrimenti lo lincheremo; conoscete qualche agricoltore che sta da mattina a sera sul campo con le mani sporche di terra, che ha un sito o manda delle mail :) ??
Era molto affranto, ci ha spiegato perché e ve lo raccontiamo:
Mario è un piccolo produttore di legumi toscani ( Fagioli Zolfini, Toscanelli e Cecino Rosa ) molto noto nel campo dell’alta ristorazione, i suoi legumi si trovano nei menù di ristoranti di primissimo livello. Ci raccontava che l’Associazione del Fagiolo Zolfino del Pratomagno, nata per tutelare e salvaguardare la produzione e la commercializzazione di questo prezioso legume, non lo sta tutelando, anzi lo sta mettendo in difficoltà.
Questa associazione ha le “maglie” un pò larghe, permettendo così ad alcuni produttori o rivenditori di fare i furbetti; l’indicazione della zona di provenienza viene riportata solo blandamente nelle confezioni, inoltre dà la possibilità ai rivenditori di raccogliere gli scarti di produzione di piccoli produttori e rimetterli sul mercato a proprio marchio. Non stiamo qui a fare i nomi e cognomi di chi lo fa, ma ne conosciamo diversi.
Tutto questo sta portando ad una abbassamento del prezzo medio dei fagioli zolfini, ad una svalutazione del prodotto, e sta favorendo chi produce o rivende a bassi costi senza rispettare lo standard qualitativo che questo prodotto dovrebbe mantenere. In pratica, i fagioli zolfini stanno facendo capolino nella grande distribuzione. Ed ecco che Mario resta fregato!!!
“La qualità costa e non paga” ci ha detto. Un piccolo produttore come lui che coltiva in maniera prettamente artigianale e senza l’ausilio di pesticidi chimici, che seleziona a mano uno ad uno i suoi legumi, ha dei costi di produzione inevitabilmente più alti. Di conseguenza i suoi fagioli zolfini costano di più ma sono prodotti come dovrebbero essere prodotti. Il problema è che, ci dice lui, “la gente non legge le etichette riportate sulla confezione”, non legge dove sono stati prodotti quei fagioli e da chi.
Uscendo ci ha confidato che la mattina non ha più tanta voglia di alzarsi e andare a faticare sul campo, speriamo scherzasse, Mario è un tipo simpatico…
1 commento:
imparato molto
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